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Rap Italiano

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Il rap italiano è la trasposizione italiana del rap americano, legato anch’esso alla cultura hip hop.

Nella penisola si sviluppa nei primi anni 80 passando da testi in inglese (es. Let get dizzy oppure Ontha Run degli storici Radical Stuff, 1992) a quelli in lingua italiana (uno dei primi esperimenti è stato fatto nel 1986 dalla band Bolognese “Raptus” con la Attack Punk Records), ma è negli anni novanta che i gruppi appartenenti alla scena hip hop incidono i loro primi lavori significativi: Dj Gruff con la compilation Rapadopa (1993); Sangue Misto con SxM (1994) e molti altri lavori provenienti dal mondo delle posse.

Negli anni 2000 il rap italiano ha riscontrato una notevole crescita commerciale con il lancio mediatico stagionale di numerosi rapper, la nascita di molte competizioni come le Tecniche Perfette e il 2TheBeat e la produzione e diffusione massificata di brani e gruppi rap grazie a comunità internet come myspace.

 

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RAPPER DEGLI ANNI 90

All’inizio degli anni novanta si muovono i rapper delle “Posse“, termine inglese che significa “gruppo”, attivisti nel campo politico-sociale e di rivendicazione di diritti, che si servono della forte attitudine comunicativa di questo genere per esprimere le proprie opinioni e diffonderle. Il movimento si sviluppa essenzialmente nell’ambito dei centri sociali e delle case occupate.

Si possono delineare due realtà completamente distinte per il rap italiano di questi anni. Nella prima si hanno rapper e crew strumentalizzati dal fattore economico e molto spesso criticati dalla scena “Underground” (ossia la non commerciale) per il semplice fatto che, andando a colpire un certo tipo di “ascoltatori”, la scena commerciale (parolone grosso per un genere come questo) propone sonorità e rime che sanno di già noto o banale, nonché più orecchiabili per il grande pubblico, senza perciò creare niente di nuovo: semplicemente attenendosi ai canoni dati dallo stereotipo di MC (rapper).

Alla scena commerciale, si contrappone la sopracitata sub-urbana o antagonista, e le differenze non sono poche. Contrariamente al rap che mira all’incasso, l’Underground sottolinea le varie sfumature che assume questo genere per lo stile di ogni mc, richiedendo più attenzione nell’ascolto dell’album o della singola canzone e proponendo, o per lo meno cercando di proporre, qualcosa di nuovo nell’ambiente e, per pochi, nel rap in generale. Per farla breve la scena sub-urbana cerca, e probabilmente riesce, a dare il posto a produzioni più accurate, dove non basta più inventare qualche rima su una base qualsiasi ma è fondamentale la ricerca di uno “stile” (in molti casi, la ricerca dello stile sarà a scapito dei contenuti).

Probabilmente, pur essendoci, non era così drastica la distinzione fra le due realtà quando “Batti il tuo tempo”, col quale l’Onda Rossa Posse di Roma invitava a combattere la disinformazione imperante a colpi di rap, comincia a far indossare pantaloni larghi ai giovani, o quando, nel 1992 gli Aeroplanitaliani portano al Festival di Sanremo un brano dal titolo “Zitti Zitti (Il silenzio è d’oro)” che sfonda il muro dell’underground e si fa notare per una interpretazione sul palco del Teatro Ariston in cui un prolungato silenzio di 30 secondi, paradossalmente è ciò che fa più scalpore in quell’anno o ancora quando, nel periodo molto prolifico che ne segue Frankie HI-NRG MC e Assalti Frontali, tuttora in circolazione, riescono a emergere.

Ovviamente il sound di quegli anni, molto semplice, fu completamente abbandonato quando cominciarono a farsi notare nell’ambiente rappresentanti del genere come OTR, Porzione Massiccia Crew, Bassi Maestro e ATPC al Nord, Sangue Misto, Colle Der Fomento e Lou X con C.U.B.A. Cabbal al Centro, La Famiglia al Sud, ognuno con un proprio stile e un proprio modo di fare rap. Senza dubbio fra i citati i maggiori esponenti sono il precursore Lou X e i Sangue Misto che con l’album SxM (ritenuto il migliore album di hip hop made in Italy) segnano l’epoca. Il punto di forza della crew fu il rappresentare il rap in modo davvero eccezionale, con basi cupe e acide e metrica incredibile.

Nel 1993 l’album Strade di città degli Articolo 31 (J-Ax e Dj Jad) entra nella Classifica degli Album più venduti in Italia, e vende più di 90 000 copie. Un record per un album hip hop dell’epoca.

Anche Adriano Celentano nel 1994 saltò sulla carovana in corsa della scena rap in pieno sviluppo, con il disco Quel punto, in cui rivendicava la paternità del rap italiano grazie alla sua Prisencolinensinainciusol, datata 1973, in cui effettivamente si poteva intravedere una certa attenzione dell’autore alla scena Americana, che proprio in quegli anni dava i natali all’Hip Hop.

La “golden age”

Joe_CassanoComincia così quella che viene definita la “golden age” del rap italiano. Uno dei protagonisti dell’età d’oro è Joe Cassano alias Johnny Jab, rapper cresciuto musicalmente tra New York e varie crew italiane, tra cui Bologna.

Con l’album Dio Lodato del 1999, postumo alla sua morte per arresto cardiaco dovuto al forte abuso di sostanze stupefacenti(1999), Joe raggiunge l’apice per flow e rime del rap italiano venendo cosi idolatriato come un martire combattente la giusta causa.

Quest’opera, che comprende la maggior parte delle composizioni di Joe, come il “più Grande cultore” della golden age dell hip hop uno degli album centrali della golden age, segnato da pezzi quali Dio Lodato per sta chance…, Gli Occhi della Strada e Nocche Dure. Altri personaggi importanti di quest’epoca sono indubbiamente Neffa, Dj Gruff, Kaos One con uno stile aggressivo e graffiante, Esa, Deda e più in generale i Messaggeri Della Dopa, supercollettivo che dà vita all’associazione culturale Zona Dopa. Con la Zona si promuovono tantissime manifestazioni e jam in tutta Italia e tuttora attiva.

Vengono pubblicati in quel periodo dischi considerati classici, quali Fastidio di Kaos, Contro gli estimatori di Bassi Maestro, Novecinquanta di Fritz Da Cat‘ o Neffa & I Messaggeri Della Dopa di Neffa, che riscuote un buon successo a livello commerciale grazie al singolo Aspettando Il Sole, sindrome di fine millennio, degli uomini di mare.

Di quegli anni è anche l’esplosione dei Gemelli Diversi, spesso criticati e considerati fuori da questa ondata perché troppo “commerciali”, e portatori di messaggi spesso disimpegnati. Oltre i Messaggeri non vanno dimenticati per i loro contributi i già citati OTR, capeggiati da Esa, La Pina e Polare.

La crew stabilisce contatti con gruppi internazionali, come la CNN Crew di Bruxelles, formando il team La Connessione. Da non dimenticare poi personaggi come Dj Double S. Questo è il periodo d’oro per l’hip hop italiano dove il linguaggio e i contenuti vengono esaltati da artisti come Kaos e Bassi maestro.

Le guerre in rima dagli anni Novanta al terzo millennio
La scena Rap italiana degli anni Novanta si è caratterizzata per alcune polemiche interne allo stesso genere musicale che hanno solo in parte una connessione con le cosiddette beef tipiche dell’hip hop statunitense.

La prima di queste grosse polemiche è riferita alla contrapposizione delle due idee di hip hop presenti in Italia ad inizio del decennio ovvero quella del “muretto” e quella del “centro sociale”: il risultato storico della contrapposizione fu un progressivo accostamento delle due filosofie, tanto da fondersi oggi in una musica hip hop capace di argomenti di rilevanza sociale mescolati a temi emozionali, il tutto costruito con rime dalla tecnica evoluta su basi in alcuni casi talmente curate da interessare persino gli artisti di oltreoceano.

La seconda faida interna, seppure con toni velati, è quella che opponeva ed oppone gli artisti ritenuti “commerciali” a quelli che continuano a percorrere la strada dell’autoproduzione e della auto-distribuzione. Per cui vi era una vera e propria guerra a colpi di CD tra gli artisti underground e quelli ritenuti commerciali. Dj Gruff, ha dedicato diversi brani nel tentativo di screditare gli Articolo 31. Anche i sardi La Fossa non sono da meno.

Vi era un botta e risposta anche abbastanza crudo tra le band, tale pratica oggi trova un minor riscontro anche se non è del tutto sparita. Nel 2010 è nata una storica collaborazione per il progetto Due Di Picche tra J Ax (ex Articolo 31) e Neffa (ex SangueMisto) che segna la chiusura di una faida iniziata nei primi anni ’90, emblematico infatti è il titolo del disco del duo pubblicato il 1º giugno 2010 “C’Eravamo Tanto Odiati” e il singolo di Fabio B “Il Mio Nemico” il collaborazione con J Ax e DJ Gruff.

La scena RAP ITALIANO attuale

inokiIl Rap italiano odierno è divisibile in 3 categorie:
L’hip hop underground classico, è caratterizzato da rime e stili piuttosto complicati ed elaborati con contenuti ampi nei testi, come ad esempio la vita di strada, le proprie capacità, l’amore per la cultura hip hop, le narrazioni quotidiane, ribellione contro le ingiustizie, spesso anche con elevato livello di crudezza nel linguaggio.

Precursori di questa categoria possono essere Mondo Marcio, Colle der Fomento, Dj Gruff, Dj Lugi, Kaos, Ghemon, Bassi Maestro, Otierre, Mistaman, Uomini Di Mare, One Mic, Two Fingerz, Dargen D’Amico, Asher Kuno, Kiave, Inoki, ATPC, JTAG Crew, Noyz Narcos MG ecc.

L’hip hop di massa, propone argomenti più semplici e basi musicali accattivanti e più commerciali, tali da poter essere orecchiabili dal grande pubblico. In questa categoria si possono collocare artisti come Piotta, i Gemelli Diversi, Flaminio Maphia, Sottotono, J-Ax, Nesli, Tormento, Mondo Marcio, Marracash, Fabri Fibra, Cor Veleno, Vaccaman, Club Dogo, Emis Killa.

Infine c’è la categoria “impegnata” nella quale si possono collocare quei rapper che trattano di argomenti legati alle vicende politiche e/o sociali (dalla mafia, alla droga, alla politica ecc…), o di temi legati alla realtà quotidiana. Essi sono in buona sostanza gli eredi delle posse, sebbene vi sia un netto miglioramento della tecnica, lasciata un tempo in secondo piano, rispetto ai contenuti (Villa Ada Posse, 99 Posse, Sud Sound System, Assalti Frontali ecc…) e sono artisti come, Co Sang, Frankie HI-NRG MC, Fedez e Caparezza.

Dopo un periodo di stanchezza la scena italiana si risveglia con alcune produzioni notevoli: in primis va ricordato Alla Corte De Lo Governatore di C.U.B.A. Cabbal del 2001, L’alba dei La Crème, datato 2002, che riesce a vendere bene nonostante la quasi morte del rap italico; 5° Dan di Inoki e della PMC di Bologna; Mi Fist dei milanesi Club Dogo, scossone definitivo che rientra nella lista dei classici del nuovo millennio. I titoli non si fermano qui e i restanti costituiscono quella che viene definita la nuova era dell’hip hop tricolore.

Nonostante l’Italia rimanga salda nell’underground il mercato dei dischi, capeggiato da etichette indipendenti come la Portafoglio Lainz o la Vibrarecords, dà comunque dei risultati. E nel 2006 diversi MCs riescono ad ottenere un contratto discografico con delle majors: Mondo Marcio, giovane rapper milanese, firma per la EMI, Fabri Fibra, apprezzato e contestato artista di Senigallia, con la Universal, i romani Cor Veleno per la H2O Music (primi artisti italiani a sfruttare la musica formato digitale) Amir MG per la Virgin Records.

Alcuni video indipendenti, come quello di Una Volta Sola del Club Dogo, riescono ad arrivare su emittenti come All Music o MTV e guadagnare discrete posizioni nelle classifiche. La scena si spinge anche molto al sud, dove rappers sconosciuti come Thug Team a Lecce e BlackDrama in Basilicata, insieme a molti rappers in Sicilia, come Stokka & Madbuddy, Audioritratti e del rapper napoletano Clementino, vincitore del contest di freestyle nazionale 2thebeat 2006.

Il crunk e il dirty south in generale occupano una microscopica e praticamente invisibile parte nell’hip hop italiano, ma possiamo citare per esempio il collettivo Gli inquilini o il rapper Duke Montana di Roma e altri rapper romani che si stanno pian piano, a quanto pare, appassionando al genere.

L’uso del dialetto sul RAP

L’impatto del parlato e delle relative rime spesso si coniuga con la cultura popolare e viene filtrato dai diversi dialetti della penisola, favorendo la divulgazione di realtà regionali e l’evoluzione complessiva dello stile italiano, evidente in produzioni prettamente underground come quelle dei Co’Sang, Turi, La Famiglia.

Le altre discipline dell’hip hop in Italia

Il fenomeno hip hop in Italia va oltre le espressioni della musica rap, riuscendo anche a giungere alle altre discipline di questa cultura cercando sempre e comunque di ispirarsi alla situazione d’oltreoceano, dunque abbiamo il writing e la beatbox, dove si stanno facendo largo i napoletani del The Yo Club, e la breakdance, che annoverano esponenti di spicco come The NextOne ed gli Ormus Force , oltre che al DJing, in cui emergono forti le abilità di Dj Myke e dei Men In Skratch (quattro volte finalisti al mondiale DMC Techincs World DJ Finals e secondi all’ITF Eastern Emisphere), e anche della crew Alien Army, crew creata da dj Skizo, e ormai sciolta, contenente tra i migliori esponenti del djing italiano, come: dj Gruff, ex componente dei Sangue misto e Dj TayOne particolarmente apprezzato per le sue abilità nello scratch, oltre naturalmente dj Skizo stesso.

(Fonte Wikipedia)

 

Dal Film Documentario “NUMERO ZERO” – Extra#1 – Kaos