HIP HOP ITALY : intervista a LUSTRO.
Lustro ha da poco pubblicato il suo nuovo album “L’anno della luce” , uscito per Gne Records e disponibile sulle principali piattaforme digitali e in copia fisica.
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Noi di HIP HOP ITALY abbiamo avuto il piacere di intervistarlo… buona lettura !
“L’ anno della luce” è il tuo nuovo album da solista , puoi dirci perchè hai scelto questo titolo?
Avete presente cos’è l’anno luce? Ecco non c’entra niente (ride). In realtà l’input iniziale al titolo l’ho avuto quando ho scoperto che l’anno scorso è stato dichiarato dalle Nazioni Unite e dall’Unesco l’anno internazionale della luce. Poi man mano ho iniziato a notare che molti eventi della mia vita recente stavano girando introno al termine “Luce”. Ho chiuso un rapporto buio e ne ho iniziato uno più luminoso ed entrambe le ragazze avevano nel nome “luci”. Ho avuto dei seri problemi in famiglia che sono girati intorno alla figura di mia nonna, Lucia.
Il mio stesso nome d’arte “Lustro” significa lucente, lucido, luce.
Come ciliegina sulla torta, se mai avrò una figlia, ho sempre voluto chiamarla Luce.
Potevo trovare un titolo più adatto?
Il tuo nuovo album ha esordito molto bene, ti aspettavi questo riscontro e che effetto ti fa?
Non me lo aspettavo ma ovviamente ci speravo. Esordire al quinto posto in classifica iTunes vedendo il tuo nome sopra J-Ax è abbastanza gratificante. Poi Panorama l’ha messo tra i 3 dischi più interessanti. Sto rivalutando questo giornale, rispetto a quello che leggevo dal dentista da piccolo per vedere le “donnine nude” (ride).
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In che cosa è diverso dai tuoi precedenti lavori ?
E’ un disco più maturo, come dicono tutti i cantanti quando glielo si chiede. L’ultimo disco è sempre il più maturo. E’ la milf tra i miei dischi (ride). In realtà rappresenta l’ultimo capitolo di un lungo percorso di ricerca della mia identità e del mio suono. E’ stato preceduto da tre Ep della serie “esperiment” proprio perché avevo questa voglia di testarmi e sperimentare la mia voce e la mia attitudine su nuove sonorità. Il risultato è un disco molto vario dal punto di vista musicale ma che mantiene un omogeneità complessiva.
Qual’è il messaggio principale che vuoi trasmettere tramite questo progetto artistico?
E’ un disco olistico. E’ completo, ci sono molti argomenti trattati. Racconta di un evoluzione personale, di una crescita, di una trasformazione da bruco a “Crisalide”, a farfalla. Parla soprattutto di amore, di relazioni, di “Gelosia”, di donne, ma anche della nostra Italia, vista come una “bella addormentata” adagiata su un letto d’acqua. Paese dal quale i giovani tendono a scappare, in un processo che li porta a trasferirsi dal proprio paese di provincia alle grandi città (Scappa) per poi andare via all’estero (La linea Gialla) per inseguire i propri sogni.
Sogni che qui a volte sembrano irrealizzabili. Ma noi rimaniamo e combattiamo.
C’è un brano a cui sei maggiormente legato e , se sì, perché?
Scegliere uno è difficile, l’ho sudato così tanto questo disco da aver lasciato un pezzetto di cuore in ogni brano. Ovviamente ci sono testi a cui tengo più di altri, se ne devo scegliere uno ti direi “Alla fine del giorno”, penultima traccia del disco. Poiché ci sono io con tutti i miei pregi e difetti. Poi la sento molto a livello emotivo perché è legata a un periodo di vita particolare, a una persona che mi ha fatto scoprire lati della mia personalità che ignoravo.
Hai visto l’evolversi della scena hip hop in Italia, quali sono, secondo te, la differenza tra HIP HOP IERI e OGGI?
E’ cambiato tutto, ora è tutto semplificato, dalla modalità di fruizione alla possibilità di fare la propria cosa. La facilità con cui si può registrare in casa è incredibile.
Ho dei bellissimi ricordi dell’adolescenza, quando ci passavano i pezzi rap con le cassettine e non avendo mille album da ascoltare, finivi per sentire a ripetizione sempre gli stessi brani. Ti entravano dentro, anche non volendo erano in memoria come se li avessi studiati.
Ora, avendo tutto lo scibile umano a disposizione on line, c’è una grossa dispersione, i ragazzi sono bombardati di stimoli e nuove uscite e questo crea una superficialità d’ascolto. Gli album sono quasi usa e getta, durano molto meno.
Nell’hiphop si cresceva diversamente, c’erano molte più jam e i più grandi educavano i più piccoli a rispettare la cultura e a sviluppare le quattro discipline.
Ora questo passaggio educativo si è un’pò perso. Si va ai live solo come intrattenimento.
Che consigli daresti ai ragazzi che vogliono “imboccare questa strada” ?
Che ci sono tante altre strade (ride). In realtà consiglierei di non farlo per emulazione. Deve nascere da dentro, devi seguire la tua luce interiore, sentire tua attitudine. Per esempio io da bambino già scrivevo poesie, quindi crescendo il passaggio al rap è avvenuto in maniere del tutto naturale. Il mio consiglio è quello di coltivare una propria passione che sviluppi il proprio lato creativo, senza paura del giudizio degli altri. Bisogna lavorare su ciò su cui ci sentiamo più affini, che potrebbe essere dipingere quadri, suonare l’arpa o ballare come Billy Elliot. In quest’ultimo caso consiglierei anche di seguire un corso di kung fu che può sempre tornarvi utile.
Quando ti sei avvicinato alla cultura hip hop e al rap?
Alla cultura hiphop mi sono approcciato alle medie, nella mia classe c’era mezza scena hiphop di Foggia: eravamo tre breaker, due writer e un dj, al secolo Gerardo “Dust” Marinari. Il primo approccio è stato sul writing, poi ho iniziato con le prime timide strofe rap, e pensa che per un periodo ho fatto anche break, ma mi sono spaccato tutto. Lasciamo stare va.
Comunque con Dust siamo cresciuti insieme, io andavo a casa sua per giocare alla nintendo e lui prima obbligatoriamente mi faceva ascoltare le nuove produzioni.
Poi alle superiori mi sono ritrovato in classe con Mecna, abbiamo fondato i Microphones Killarz, e da li abbiamo iniziato a fare sul serio.
Quali sono le tue influenze musicali?
Da adolescente con Mecna eravamo pazzi di Eminem, poi tramite lui ho conosciuto Dr Dre, Snoop, poi Royce da 5’9 e così via, un artista ci portava ad un altro.
Crescendo ho imparato ad apprezzare i classici Motown, Stevie Wonder, Ray Charles, Al Green, Donny Hathaway, Marvin Gaye, Otis Redding.
Ora ho un ascolto molto aperto spazio da Ben L’oncle Soul ai C2C, Frank Oceans,James Blake, Bon Iver, Woodkid, solo per citarne alcuni.
Come rap vado da Jay-z e Kanye West a R.A. The Rugged Man, da Kendrik Lamar a Tyler The Creator, Pharoahe Monch, J Cole, Blu, Common, Evidence… continuo?
Nel tuo percorso artistico hai fatto varie feat , c’è qualche altro artista con cui vorresti collaborare?
Tutti quelli che ho citato sopra, soprattutto quelli che sono morti (ride).
Puoi darci qualche anticipazione sui tuoi prossimi programmi?( eventi , tour ,live ecc…)
A breve inizierò a girare per portare l’album live, Milano, Brescia, Roma, Foggia, e altre città, ma il booking sta chiudendo le date, a breve le comunicherò sui miei canali ufficiali
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Saluto tutti di amici di HIP HOP ITALY e auguro a chi sta leggendo di riuscire a seguire la propria luce interiore, superare le paure e lavorare duro per diventare potenti al di la di ogni misura.