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Giugno 14, 2022

Asteria ci racconta il suo singolo di debutto “Ancora”

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Asteria, alter ego e nemesi di Anita Ferrari, ha poco poco più di vent’anni e vive a Bergamo.  Scrive e compone brani che interpretano lo scenario caotico e liquido della società moderna e toccano l’animo, nel tentativo di superare il senso di inadeguatezza e di spaesamento tipico di un’intera Generazione.

Ancora è il suo primo singolo e ce lo siamo fatti raccontare.

  1. Quando hai capito che era arrivato il momento di avviare un progetto musicale solista? E come si capisce, in fase di composizione, quando un brano è effettivamente finito?

    Ho capito che era il momento di avviare un progetto solista dopo diverse esperienze. Ho suonato per un paio d’anni in una cover band punk in cui facevo la chitarrista, mio primissimo approccio alla musica. Ho iniziato a scrivere canzoni in inglese con loro, ma le interpretava la nostra cantante. Poco dopo scrissi il mio primo pezzo e lo cantai io. Provavo molta vergogna all’inizio, ma l’emozione di parlare di me di fronte a tante persone mi ha fatto capire che scrivere e cantare i miei pezzi era una cosa che poteva fare per me. Così contattai, in un gruppo facebook il mio attuale pianista ed iniziammo a musicare i miei brani, sempre in inglese. Capii che la lingua inlgese stava diventando un limite e che mi volevo spingere oltre, sia a livello musicale che a livello di scrittura perché avevo trovato il mio stile e conoscevo le sfumature di me che potevano entrare nella mia musica. Sono diventata Asteria solo negli ultimi anni, quando sono riuscita a conciliare ciò che volevo dire con un sound che mi rappresentasse appieno.

    In fase di composizione capisco che un brano funziona quando mi fa piangere. Potrebbe anche essere un pezzo reggaeton estivo che per me il segnale è sempre lo stesso, devo sentirlo dentro, deve darmi una botta emotiva. Lì proseguo e lo porto in studio.

  1. Esiste una scena musicale urban a Bergamo? Ce la racconti?

    A Bergamo mi è sempre sembrato di respirare due diverse arie, quella indie e quella Trap. Io mi sono avvicinata alla Trap attraverso un amico che mi ha portata in Pslab, uno smart studio molto figo in provincia di Bergamo. Lì ho conosciuto la “Crew” ed ho vissuto la musica come un flow di idee imparando tanto da quelli che la facevano da più tempo di me. Sono un lupo abbastanza solitario, quindi mi vivo poco la scena, la mia musica nasce in cameretta e mi piace sia così, ma degli altri ho sempre percepito l’importanza soprattutto per il feedback che potevano darmi e per capire che impatto avessero le mie idee sugli altri, se fossero abbastanza chiare da essere condivisibili.

  2. Cosa volevi comunicare con il tuo primo singolo “Ancora”, e chi dovrebbe assolutamente ascoltare questo pezzo? E in quale fase della sua vita?

    Con il mio primo singolo volevo comunicare speranza, un po’ come faccio in generale nella mia vita. Per me un periodo buio non è più fine a sè stesso, porta al suo interno rivalsa ed occasioni di condivisione e comprensione. Ho scritto questa canzone in un momento di profonda solitudine e smarrimento, mi sentivo fredda nei confronti degli altri perché ero appena uscita da una relazione difficile e, non riconoscendomi più, avevo paura perfino a condividere con gli altri le cose più banali. Sono rimasta per molto tempo sola, chiusa in me stessa, non mi andava più di uscire di casa e vedere gli altri. Ho riflettuto tanto e, un giorno, dopo una seduta con la psicologa, ho scritto “Ancora” nella speranza che le persone che si sentivano sole e smarrite come me riuscissero a trovare un senso di conforto in questo pezzo e che potessero ballarselo anche soltanto nella loro cameretta. Il pezzo apre con una frase che per me è stata dura da scrivere, seppur possa sembrare banale. Ciò che desidero in chi mi sta davanti è soltanto che sappia ascoltarmi davvero, perché la confusione che spesso abbiamo dentro si risolve in qualcuno che ci ascoltandoci ci aiuta a decifrarci.
  1. Cosa c’è nel futuro di Asteria?

    Nel mio futuro ci sono tante canzoni. Spero ci siano tante occasioni di scambio con altri artisti, tanti live e tante session. La mia speranza più grande è di sentire le voci degli altri più forti della mia nei live.
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