Kyunos: “Ho sempre cercato di essere la versione migliore di me stesso”
“Destino” è il singolo d’esordio del rapper Kyunos dal 21 gennaio in radio e su tutte le piattaforme digitali. Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio e per farci raccontare quali esperienze di vita ha fatto confluire nel brano.
Kyunos, nome d’arte di Luigi Pepe, un grafico, un disegnatore e un appassionato di Mix & Master in una sola persona.
Nato a Napoli nel 2001, Luigi Pepe si approccia al rap da giovanissimo, cominciando dalle scuole medie. Dal 2016 inizia il suo percorso fondando una crew, la Double Eight. É in questo periodo che nasce il nome Kyunos, fra un paio di schiaffi morali e viaggi mentali, che portano l’artista a trasformare il mondo che lo circonda in una visione parallela alla realtà.
Il 21 Gennaio 2022 pubblica per Indieffusione il suo primo singolo “Destino”, primo tassello di altri progetti a venire. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare meglio la genesi del suo percorso artistico.
Ciao Kyunos, come ti descriveresti come persona e quale senti essere la tua attuale e più intima identità artistica?
Ciao a tutti! È una bella domanda! In realtà non penso sia possibile descrivere la mia parte interiore perché, in un certo senso cambia forma costantemente. Si potrebbe dire che per questa sua natura potrebbe essere definita ‘‘fuori di testa’’.
Luigi Pepe all’anagrafe, in arte Kyunos. Ci racconti come nasce e perché questo pseudonimo?
Kyunos è un nome che ho adottato molto tardi rispetto a quando l’ho creato. Non c’è veramente una motivazione intrinseca del perché ho generato questo nome, non esisteva nulla del genere e in quel periodo, verso i miei 16-17 anni, ero sempre più preso dai miei percorsi personali, al punto da ritrovarmi in una delle mie realtà, cercando di dargli un nome. Kyunos fu esattamente il nome che trovavo più adatto, del resto l’avevo inventato io e in un certo senso, bastava quello per renderlo giusto.
Da piccolo chi sognavi di diventare “da grande” e che bambino sei stato?
Da piccolo ero un bambino abbastanza particolare, non ero il classico ragazzino a cui piacevano i dinosauri o le macchine. A quei tempi, come anche oggi, sono sempre stato amante di ciò che per me era ‘‘bello’’. Probabilmente ho sempre avuto un certo senso estetico. A dire il vero mi era difficile esprimere le mie emozioni, nessuno mi insegnò come si faceva, sembravo anche abbastanza stonatello per certi versi, quindi fin da subito scelsi il disegno e la musica per tirare fuori quello che sentivo. Venendo da un background abbastanza povero, usavo semplicemente della carta per stampante con una matita, qualche colore e una pianola in plastica, una di quelle cinesi verdi/blu. Non avevo sogni per diventare grande, in cuor mio ho sempre cercato di essere la migliore versione di me stesso. Sto solo seguendo i fili che ho tracciato su di me, lavorando per un risvolto positivo.
Cosa rappresenta per te la musica in generale e il tuo fare musica in particolare. Quale ritieni essere il potere della Musica e il suo principale pregio e valore?
Il potere della musica per me è tutto riconducibile alle persone. La musica come il disegno sono delle arti, discipline se vogliamo, tramite le quali l’essere umano può comunicare ed esprimersi. Fare bene questo lavoro implica il far passare il messaggio giusto, le giuste sensazioni e avere una buona comunicazione, così che anche gli altri possano ritrovarsi in ciò che l’artista racconta. Quindi il suo principale valore è quello di poter trasmettere valori.
Quando ascolti e/o guardi un Artista, cosa ti impressiona positivamente e più ti entusiasma?
Quando un’artista mi lancia nella sua realtà, mi permette di osservarlo, di osservare una parte di sé, del suo viaggio e delle sue credenze personali, mi permette di tradurla dal mio punto di vista e di viverla secondo il mio vissuto. Se tutto questo accade, a prescindere se a me piaccia il messaggio o meno, sicuramente si può chiamare artista, sicuramente si può chiamare arte.
C’è qualcuno al quale ti ispiri nel tuo percorso musicale e con il quale ti piacerebbe collaborare?
Non proprio. Mi ispira un po’ tutto in realtà, le collaborazioni per me nascono principalmente dopo un rapporto umano con l’altro artista, che siano di stima o di amicizia. Credo sia fondamentale partire da una base personale, di brani e pezzi d’arte ce ne sono ovunque, ma la qualità interna spesso manca. Ci sono sicuramente molti artisti e molte menti affascinanti, ma non conoscendoli mi asterrei dal dire che ci farei una collaborazione.
Nel tuo primo singolo “Destino” (fuori per Indieffusione), disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali dal 21 gennaio 2022, quale speranza e pensiero derivato da quale tua esperienza di vita vi hai riposto?
Nessuna speranza in realtà. Quando il brano è uscito lo avevo già scritto e registrato da circa un anno, quindi non avevo aspettative sul numero di ascolti o sul tipo di riscontro. Con mia sorpresa è andata bene, ma posso affermare che il mio obbiettivo col brano era il voler lasciare qualcosa al pubblico. Penso di esserci riuscito nonostante la difficoltà.
Cos’è, per te, il Destino? pensi che l’essere umano sia artefice della propria sorte?
Il destino è un insieme di conseguenze che si muovono ciclicamente all’infinito. Personalmente penso che il nostro libero arbitrio cominci nel momento in cui possiamo fare una scelta, a seguito tutte le conseguenze di quella scelta saranno come un’eco di una montagna, andrà avanti e indietro fino a quando per noi non sarà neanche più percepibile. Però, nel mentre, arriva alle altre persone, sul lato opposto della montagna, oppure agli animali che riescono a percepirlo. Per farla breve, una conseguenza delle nostre scelte non si estingue mai totalmente, esattamente come un domino con tessere infinite, può cambiare forma ma continueranno comunque a cadere.
Tu hai fiducia in qualcosa di invisibile e altro dal terreno? Ed in caso affermativo, ti sei mai domandato come può sussistere la bontà, l’onnipresenza e l’onnipotenza di Dio di fronte ai mali non soltanto morali, dunque causati e derivanti dagli esseri umani, ma naturali come ad esempio terremoti, inondazioni, malattie etc.?
Non c’è una risposta unica, non è possibile secondo me, rispondere con un ‘‘sì’’ oppure un ‘‘no’’. Personalmente credo che le cose siano relative al punto di vista, non è una questione di astratto o meno, sarebbe come dubitare del fatto che le persone riescano ad immaginare e pensare. Per qualcuno addirittura le persone non esistono, pensano di essere in una simulazione, e va bene così. Non credo bisogni chiedersi cosa è reale, ma piuttosto cosa è importante per noi, il resto come si suol dire, è storia.
Dal tuo punto di vista l’Arte ha più a che fare con l’intimistico “autocentrico” o con il sociale?
Entrambe le cose, l’arte ha a che fare con le persone, con gli artisti, con le società e con l’assenza di società. Una tecnica è sempre collegata al suo utilizzatore e il risultato deriva tutto dalla sua mente, quindi sicuramente il tutto passa da una lente personale, come se avessimo una macchina fotografica e scattassimo foto col nostro filtro personale.
Quali sono le tue priorità e quali i tuoi prossimi progetti a breve e a più lungo termine?
Le mie priorità sono sicuramente affermarmi a livello artistico. Ho dei progetti in atto, ma non saprei dire se sono a breve o a lungo termine perché la produzione dei brani non dipende solo da me e richiede del tempo in modo perché possa essere efficacemente organizzata. In ogni caso ci saranno novità.
Grazie mille!