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Febbraio 8, 2022

Layz: “Mille sbagli” e la quadratura tra classico e nuovo

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Disponibile dal 14 gennaio il nuovo singolo di Layz dal titolo “Mille sbagli”. Il brano segue l’uscita del disco “Lazzaro” ed è un modo per chiedere scusa delle tante cose non dette. Affrontiamo questo e molti altri temi nella nostra intervista. 

 

Layz, nome d’arte di Lazzaro Zani, è un rapper della provincia di Cesena. La sua passione per questo genere musicale nasce dall’ascolto dei grandi cantautori del passato ed è così che la sua musica mette al centro l’importanza per le parole. A questo proposito, e non solo, gli abbiamo fatto alcune domande dalle quali sono emerse diverse sfaccettature di un artista che ha sicuramente molto da raccontare.

Ciao Layz, quando e perché hai iniziato a fare Rap?
Ciao grazie mille per avermi invitato! Rispetto a tanti credo di aver cominciato relativamente tardi perché avevo già 23-24 anni, anche se vivo di questa musica da quando sono piccolo. Ho sempre pensato che per fare rap bisognasse avere una buona conoscenza e molto rispetto per questa cultura. A differenza di altri che magari iniziano a fare questa musica perché il loro idolo è un rapper, io vivo questo genere molto intensamente già da anni invece che ascoltarlo e basta. Mi nutro, infatti, di quello che è il modello hip hop in generale non solo per quanto riguarda il rap. Ho iniziato a farlo seriamente quando mi sono sentito pronto perché, in verità, scrivo da molto più tempo ma prima di mettere i miei pensieri su un beat ho aspettato di avere qualcosa di valido da dire e di essere realmente in grado di farlo. C’è sempre da imparare ma volevo essere a un buon livello prima di rendere pubblica la mia roba. È la pura passione ad avermi spinto a iniziare questo percorso.

Ci racconti cosa ti ha portato a comporre “Mille sbagli”?
Credo che Mille Sbagli nasca dalla voglia di cominciare a convivere più serenamente con gli errori del passato. Chiedo scusa a me stesso e agli altri non perché mi serva il loro perdono, purtroppo ciò che è fatto è fatto. È stato terapeutico scrivere un brano così. Tra l’altro, vengo da un album “Lazzaro” molto personale e autobiografico e questo ha fatto scattare la scintilla che mi ha portato poi a scrivere un pezzo di questo tipo. Diciamo che non fa parte dell’album ma è la chiusura perfetta di quel cerchio.


Il brano è accompagnato anche da un videoclip. Da quale idea sei partito e cosa volevi comunicare?
L’idea era quella di non voler fare un video troppo complicato, avevo già fatto un video storytelling in precedenza, e volevo che chiunque lo guardasse rimanesse concentrato sulla canzone senza perdersi nel video. È di impatto, io al centro, due location, colori poco spinti ecc… quando sono andato a Torino dal videomaker Mark Tampone abbiamo studiato quale fosse la cosa migliore da fare per sviluppare questa idea che avevo e lui ha tirato fuori la stanza d’albergo e la sala posa del suo Kit Rooms. È stato molto bravo a tramutare il tutto in immagini.

Il tuo ultimo disco si chiama Lazzaro, che poi è il tuo nome. I tuoi brani sono tutti autobiografici?  
No non tutti i brani lo sono anche se, ovviamente, nel complesso è un lavoro autobiografico. Avevo bisogno di scavare a fondo su alcune cose irrisolte nella mia testa. Ci sono pezzi del tutto autobiografici che parlano di cose specifiche come la dipendenza dalle droghe, l’insicurezza, la voglia di andarsene, l’inadeguatezza, la paura del tempo che passa. E poi ci sono brani più leggeri con dei momenti autobiografici ma conditi da altro. Mi vengono in mente tracce come L-A-Y-Z dove metto in risalto più lo stile e la metrica, o Diavoli che è totalmente ispirata alla serie omonima di Alessandro Borghi o ancora Fantasma che è più una critica sociale. Però come ti dicevo nel complesso è un disco autobiografico.

Oltre a fatti della tua vita, cos’altro ti fa scattare la scintilla della scrittura?
Le cose che maggiormente mi fanno scattare la scintilla, oltre alla mia vita e alla routine quotidiana, sono: la musica, ne ascolto tanta e non solo rap; i libri e, fortunatamente, all’età di vent’anni ho scoperto il vero piacere della lettura e da lì ho cominciato a leggere senza mai fermarmi; il cinema, guardo veramente tanti film da sempre ancor prima dell’esplosione delle serie tv e delle piattaforme di streaming che tutti conosciamo. Queste tre oltre a quello che vivo sono le cose da cui traggo maggiormente ispirazione.

Layz Mille Sbagli

Quanto è importante il testo di un brano nella musica rap?
Mi sono avvicinato al rap da piccolo grazie al cantautorato italiano. Mio padre collezionava vinili e la domenica per i primi anni li metteva su e io, pur non capendoli, rimasi subito ammaliato dai vari De Andre, Dalla, Renato Zero, Modugno e da li è arrivato l’amore per le parole. Successivamente è arrivato il rap ma io avevo già allenato l’orecchio alle parole grazie a questi artisti incredibili. Un altro fattore importante è stato che quando ero ragazzo il rap non aveva come regola fissa il ritornello cantato o melodico, quindi ascoltavi questa musica per i suoi contenuti. Oggi sembra una regola fissa il cantato ma vi giuro che non è così. Ancora oggi mi porto dietro questo retaggio e quando qualcuno fa i cosiddetti ritornelli ripetuti, anche solo da due parole o una frase, io mi esalto perché torno a quel rap che mi ha cresciuto. Poi ovviamente ci sta evolversi e dare spazio anche alla melodia! Il ritornello di Mille sbagli non è rappato, ma non è una regola fissa e per quanto mi riguarda il testo deve essere sempre la prima cosa, che non vuol dire per forza parlare di qualcosa di pesante o difficile da digerire.

Qual è il momento in cui capisci che la scrittura di un tuo brano può concludersi?
Mai (ride, ndr)! No, scherzo…però sono una persona che cancella molto, che magari è soddisfatto appena finisce di scrivere un pezzo e poi, quando lo va ad ascoltare il giorno dopo, cancella tutto o quasi. Quando scrivo un brano solitamente faccio cosi, nei giorni successivo lo canto più volte se continua a piacermi o lega bene allora posso considerarlo chiuso. Ma non sempre perché mi è capitato di cambiare qualcosa anche mentre ero in studio per registrare. Fortunatamente con Mille Sbagli non è stato così, è stato molto naturale il processo di scrittura e ne sono stato subito soddisfatto, infatti nei giorni seguenti ho cambiato poco o niente.

Cosa pensi del Rap italiano nel panorama musicale attuale?
Penso che fortunatamente ci sia un pò il ritorno alle origini. Sta tornando il boom bap ed io, venendo da quel tipo di rap, sono molto contento. Diciamo che sta succedendo quello che in questi anni sto provando a fare ovvero si sta trovando la quadra tra il classico e il nuovo. Negli ultimi anni sembrava che i ragazzi si fossero dimenticati l’origine di questa musica e grazie ai cosiddetti grandi del rap italiano, inteso come anni di carriera, questo sta succedendo. Penso che prima dell’esplosione della trap, più o meno 2016, l’ambiente rap fosse un po’ saturo, poi è arrivata questa nuova ondata che in pochi anni si è presa tutto fino a stagnare nuovamente e ora si sta aprendo un nuovo ciclo. Il rap è sempre stato così, quando sembrava dovesse diventare un fossile si è sempre riscattato. Questa musica non morirà mai a dispetto di altri generi.

Compatibilmente con le limitazioni di questo periodo storico, come ti senti quando sali su un palco a presentare dal vivo la tua musica?
Il live per me è la prova del nove, è il momento in cui capisco per davvero se la mia roba piace e se la strada intrapresa è quella giusta e, finora da quando è nato il progetto Layz, i live sono stati sempre molto positivi. Suonare la mia musica dal vivo credo anche che sia un modo per capire a che livello sono, è diverso dal provare in sala, ci sono le luci, l’emozione, la gente per cui il fiato ad esempio cambia, e nella mia musica è fondamentale. Poi ovviamente è stupendo per me stare su un palco e avere l’opportunità di interagire con il pubblico tramite le mie canzoni, il riuscire a gestire l’emozione e convivere in maniera positiva con l’ansia che ovviamente c’è. Mi piacerebbe un giorno riuscire a controllarla perfettamente, ma ci vuole tanta “scuola” e senza i live che questo periodo ci obbliga a non fare non è possibile.

Il live più bello a cui tu hai assistito?
Ne ho visti parecchi, ogni volta che c’è qualche artista che mi piace, se riesco, vado al concerto. Così su due piedi i più belli che ho visto sono stati quelli di Caparezza, Rancore e Mezzosangue, ovviamente per quanto riguarda la musica rap. Sono artisti che al proprio concerto non si limitano solo a cantare le proprie canzoni ma fanno altro, soprattutto Caparezza che per me è un maestro in tutto quello che fa.
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